giovedì 16 gennaio 2020

CES 2020 di Las Vegas: Svelati i Nuovi Orizzonti dell’Auto

Ci piaccia o no, l’elettronica è di fatto il metronomo che scandisce tutto il nostro vivere quotidiano. E l’auto, è parte di questo spartito. Il fascino della meccanica pura è qualcosa d’altri tempi. L’armonia di un sei, la rotondità di un otto e la sinfonia di un dodici cilindri sono sensazioni percepite con molta probabilità quasi esclusivamente dagli appassionati della generazione “baby-boom”, difficilmente da un “millenial” o dalla generazione “Z”. Dalla meccanica si è passati alla meccatronica per poi approdare all’elettronica, oggi maggiormente orientata all’elettrificazione e alla connettività del prodotto auto.

Parliamo di una tecnologia che non è nel DNA dei costruttori tradizionali e per la quale si sono dovuti affidare a fornitori/provider “esterni”. Una dipendenza che via via si è rivelata sempre più determinante e che oggi è diventata il pivot di ogni progetto. Un percorso ineluttabile. Se a questo aggiungiamo poi il design, ieri motivo di personalità e fascino, oggi elemento praticamente indifferenziato ed appiattito da rigide esigenze di finanza e produzione, si capisce bene come tutto il gioco di seduzione e  di engagement del cliente finale non sia più nelle mani del costruttore dell’auto, ma dei fornitori/provider di elettronica e del “santo graal” della connettività.

Quest’anno il Consumer Electronics Show, il CES di Las Vegas, ha visto una nutrita partecipazione dei costruttori automobilistici tradizionali, iniziata timidamente già al CES 2015. Anche di quelli che hanno cominciato a disertare i classici motor show, per il sempre minore interesse suscitato da un prodotto/settore ritenuto ormai maturo e non più aspirazionale per le nuove generazioni. Una mossa che, di primo acchito, sembra fatta per voler comunicare come il prodotto auto sia invece perfettamente al passo con i tempi ed in grado di tener testa alla rivoluzione tecnologia della connettività, che ormai scandisce incessantemente il nostro tempo. In realtà, in mezzo ad una così variegata schiera di espositori presenti al CES, la partecipazione automotive rischia però di essere letta non come avanguardia ma come “Attenzione! Attenzione! Guardate che ci siamo anche noi”. La dimostrazione di come l’auto sia stata “scippata” della sua leadership e del suo storico appeal tecnologico e di immagine.
L’esigenza dello spostarsi fisicamente è stata totalmente superata da quella del connettersi. È cambiata in un lampo la gerarchia delle priorità: prima la connessione poi eventualmente lo spostamento.
L’auto, da sempre icona di libertà e indipendenza si è trovata d’emblée a rischio obsolescenza precoce. I costruttori di auto si sono trovati a dover fare i conti ed a subire una tecnologia che non padroneggiavano e che avevano fortemente sottovalutato fino a quando non si sono resi conto di non poterne fare a meno. Non avevano capito subito che i provider della connettività e dell’innovazione a questa legata, come ad esempio l’intelligenza artificiale, la robotica, le macchine in grado di imparare, “l’internet of everything”..., avrebbero condotto le danze del mercato, in primis finalizzate ad ottenere il diretto “controllo del cliente”.
Ecco che, obtorto collo, l’auto rincorre l’iper-connessione, la guida autonoma, l’elettrificazione, la super intelligenza..., dovendo però passare sempre per le “forche caudine” dei provider della connettività, ai quali di fatto l’automotive è stata costretta a chiedere aiuto, nell’impossibilità di fare loro una guerra, che sarebbe stata persa in partenza.
Più logico quindi battere la strada della condivisione tecnologica. L’auto viene offerta come un ulteriore amplificatore di innovazione ed inter-connessione, quindi con tutte le carte in regola per essere un attore, a pieno titolo, del CES. Accettando però di recitare il ruolo non da protagonista.
In questo scenario, di sottomissione, qualche costruttore automotive sta però cercando di andare oltre alla progettazione del semplice veicolo di domani. C’è chi sta disegnando una strategia che punta a smarcarsi, ad evitare una posizione passiva rispetto ai diktat di fornitori/provider, ad individuare un percorso di sviluppo che non sia solo rivolto alla progettazione dell-auto di domani ma che apra l’orizzonte all’intero sistema “città-auto”. Potrebbe essere un cambio di prospettiva epocale. Dal prodotto auto si passa al concetto di mobilità all’interno di un sistema sempre più connesso.
Per capire questo passaggio forse merita uno sguardo più attento quello che sta facendo Toyota. All’ultimo salone dell’auto di Tokyo, dove nel suo stand non ha esposto nemmeno un’auto, ed ora al CES di Las Vegas, il costruttore giapponese non parla solo del prodotto auto, ma identifica le nuove esigenze di mobilità interconnessa delle città di domani, indicando con chiarezza i percorsi che intende seguire. Un esempio di grande visione e forza strategica: ha presentato “Toyota Woven City”, un laboratorio di sviluppo urbano sostenibile, pensato per essere realizzato ai piedi del Monte Fuji; un progetto che mette insieme economia della condivisione, mobilità autonoma e case intelligenti in un ecosistema completamente connesso alimentato da celle a combustibile a idrogeno. Akio Toyoda, CEO di Toyota Motor Corporation, ha così presentato insieme all’architetto danese Bjarke Ingels, fondatore dello studio architettonico Bjarke Ingels Group,  la visionaria “Toyota Woven City” (tessitura della città) : "Immaginate una città intelligente che fornisce a ricercatori, ingegneri e scienziati l'opportunità di testare liberamente tecnologie orientate alla mobilità come servizio, alla mobilità personale, alla robotica, alla tecnologia connessa alla casa intelligente, all’intelligenza artificiale e tanto altro, in un ambiente reale." Un commento questo, a cui ha fatto eco quello dello stesso architetto Bjarke Ingels : “In un'epoca in cui la tecnologia - social media e vendita al dettaglio online - sta sostituendo ed eliminando i nostri tradizionali luoghi di incontro fisici, siamo sempre più isolati che mai.  La città tessuta è progettata per consentire alla tecnologia di rafforzare il regno pubblico come luogo di incontro e di utilizzare la connettività per alimentare la connettività umana”
Credo che ne sentiremo parlare ancora. Questo modo di procedere potrebbe rivelarsi “salvifico”, sul lungo periodo, per tutto l’automotive che in questo modo non sarebbe costretto a subire la tecnologia di altri ma al contrario riprenderebbe in mano la guida del settore. 
Se a questo aggiungiamo che Toyota ha appena annunciato un investimento di 400 milioni di dollari su un progetto di auto elettrica in grado di volare e di tramutarsi in aero-taxi, si capisce come tutto questo sia figlio di una ben precisa visione del futuro. "Il trasporto aereo è  un obiettivo a lungo termine per Toyota, e mentre continuiamo il nostro lavoro nel settore automobilistico, questo accordo pone gli occhi al cielo", ha detto MrToyoda in una dichiarazione che annuncia l'investimento, aggiungendo:"Attraverso questo nuovo ed entusiasmante sforzo, speriamo di offrire libertà di movimento e divertimento ai clienti ovunque, su strada e presto anche in volo."
Se è vero che il futuro favorisce chi si predispone ad accoglierlo, di certo il costruttore giapponese, come sempre, si sta portatando ben avanti.

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