domenica 11 ottobre 2015

Dissesto stradale? Ripassiamoci un po’ la tecnologia dell’Antica Roma!

Appia Antica, oggi
Il confronto tra l’odierno sistema viario italiano e quello dell’Antica Roma è, a dir poco, impietoso: strade e ponti costruiti 2.000 anni fa sono ancora al loro posto ovviamente “invecchiati”, ma sostanzialmente intatti e sembrano quasi farsi beffe dei moderni fondi stradali pieni di buche e di viadotti spesso pericolanti. A questo punto forse sarebbe opportuno farci un “ripassino” sulle tecnologie utilizzate dagli ingegneri dell’Antica Roma.
Diciamo subito che, osservando l’Appia Antica, la cosiddetta “regina viarum”, che procedendo diritta senza una sola curva da Porta Capena a Terracina (per poi proseguire verso Benevento e Brindisi), si potrebbe dire che nel 312 a.C. gli Antichi Romani hanno inventato il concetto di autostrada: una strada che attraversa il territorio in modo rettilineo senza fermasi di fronte ad ostacoli naturali come valli, montagne, fiumi, scogliere, ma superandoli uno dopo l’altro in modo spettacolare, anziché adattarsi ad essi, come avveniva prima, aggirandone i rilievi e seguendo i costoni.
Ma com’erano costruite le vie consolari? Diciamo innanzitutto che dovevano avere una carreggiata larga tra i 4 ed i 4,20 metri in modo da consentire a carri provenienti da direzioni opposti di incrociarsi senza problemi e che ai loro lati c’erano due marciapiedi larghi 3 metri per permette alla gente di camminare facilmente. Le borchie di metallo delle “caligae” dei legionari, ad esempio, li farebbero infatti scivolare sulla superficie come se questa anziché di pietra fosse di ghiaccio.
Per realizzarle si scavava innanzitutto un fossato largo 4-6 metri e profondo anche 2. Poi lo riempiva con 3 strati di pietra: in basso uno strato di grandi massi arrotondati, sopra al quale ne veniva posto uno di ciottoli di dimensioni medie ed infine quello superficiale costituito da ghiaia mista ad argilla. Questa stratificazione del materiale dal più grezzo al più fine è il segreto delle strade dell’Antica Roma in quanto come un filtro porta via l’acqua piovana dalla superficie, impedendole di ristagnare. Il tutto veniva poi ricoperto con un strato di grosse pietre (basoli) disposte a scaglie di tartaruga che costituivano il manto stradale e che, contrariamente al loro aspetto superficiale apparentemente esile, erano in realtà veri blocchi di pietra squadrati simili a grandi cubi che con la loro massa conferivano alla strada la necessaria stabilità e che disposti i un po’ a schiena d’asino contribuivano a fare defluire lateralmente l’acqua piovana.
L’osservazione di più o meno recenti disastri naturali dei quali siamo stati purtroppo tutti testimoni ci fa apprezzare – ed, ahinoi, rimpiangere - lo spirito pratico degli Antichi Romani che, ad esempio, in pianura cercavano per quanto possibile di costruire le loro strade un po’ più in alto rispetto ai terreni circostanti in modo da renderle meglio visibili anche in caso di nevicate e per proteggerle dall’acqua. Per lo stesso motivo, quando una strada romana attraversava una vallata era realizzata in posizione rialzata (diciamo, a mezza costa) per proteggerla da eventuali esondazioni del fiume sottostante
La costruzione e la manutenzione delle strade dell’Antica Roma erano una responsabilità dello Stato che nominava a tale scopo una serie di sovrintendenti responsabili (“curatores”) e che si faceva vanto dell’efficienza della propria rete viaria. Proprio come ai giorni nostri!
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