Cosa si
intende per de motorizzazione? Le vendite di automobili nuove di fabbrica
oppure il numero delle vetture in circolazione? Se è pur vero infatti che nel
quinquennio di crisi 2008-2012 le immatricolazioni sono calate di 1.091.017
unità rispetto alla media degli undici anni precedenti, il parco circolante è
aumentato del 2,73% ovvero di 986.612 autovetture. Le immatricolazioni degli
anni che vanno dal 2008 al 2012 sono state destinate quindi soltanto in parte
alla sostituzione di auto rottamate, mentre il resto ha contribuito
all'incremento del parco circolante. Il dato emerge da uno studio condotto
dall’Osservatorio Autopromotec su dati dell’Automobile Club d’Italia.
Non si
può quindi affermare che la crisi abbia determinato un processo di
demotorizzazione nel nostro Paese. D'altra parte non si vede come un fenomeno
di questo tipo sia possibile dato che in Italia le alternative all'automobile
privata ed in particolare il trasporto pubblico non sembrano essere in grado di
far fronte in misura apprezzabile alle esigenze di mobilità tradizionalmente
assicurate dall'automobile. Tra l'altro nel quinquennio 2008-2012 la crescita
del circolante ha interessato tutte le regioni, nessuna esclusa, con tassi
generalmente più alti al Sud, piuttosto che al Nord ed al Centro.
Non si
può dunque affermare che si sia creata una disaffezione dall'automobile. La
domanda di sostituzione è stata fortemente compressa per evidenti ragioni economiche
e quella per nuova motorizzazione ha rallentato, ma non si è certo fermata. Va
comunque segnalato che, se si confronta il circolante del 2012 con quello
del 2011 si nota una contrazione dello 0,09% corrispondente ad una diminuzione
di 34.818 autovetture: un'inezia su un parco circolante di 37 milioni di auto.
Come interpretare questo dato? Si può ipotizzare che la demotorizzazione,
evitata nei primi quattro anni di crisi, sia iniziata nel quinto?
In
effetti non vi sarebbero ragioni per ritenere che sia così. La causa del
piccolissimo calo del circolante è infatti la gravità della crisi economica che
ha determinato una forte contrazione della mobilità (come risulta anche dal
calo dei consumi di carburante) e ha anche emarginato dal processo produttivo un
alto numero di persone, una parte delle quali è stata costretta a rottamare la
propria auto senza sostituirla, ma non tanto per disaffezione dall'automobile
quanto per mancanza di risorse anche per pagare bollo e assicurazione di
un’auto poco utilizzata.
Un
fenomeno analogo ha determinato anche il sorpasso degli acquisti di biciclette
rispetto a quelli di automobili, sorpasso citato per indicare l'affermarsi di
nuove modelli di mobilità. Il ricorso alla bicicletta non deriverebbe però da
un improvviso ritorno di fiamma per questo mezzo di trasporto, bensì dal fatto
che, data la gravità della crisi e gli altissimi costi dei carburanti, alcuni
automobilisti vedono nelle due ruote una possibilità di sostituire l'auto in
alcuni spostamenti ed in alcune stagioni.