Il mercato
dell’elettrico deve ancora decollare e già si delineano nubi all’orizzonte
delle fonti che dovrebbero assicurarci questa elettrificazione e portarci fuori
dalla dipendenza dal petrolio. Un nuovo studio del Centro di Ricerche Europeo
(JRC) ha identificato che 8 metalli, destinati oggi ad alimentare l’impiego di
tecnologie a basso impatto ambientale ed alternative al petrolio, sono a
rischio di disponibilità.
Nello studio sopra
citato, sono state riprese queste tecnologie unitamente ad altre 11 aree tra
cui le celle a combustibile, lo stoccaggio di energia elettrica, i veicoli
elettrici e l’illuminazione. Tutte queste tecnologie sono poi state analizzate
valutando la stima dei quantitativi di metalli richiesti in futuro. Dove
possibile, lo studio disegna poi le esigenze della domanda di materiali sulla
base dello scenario energetico al 2050 disegnato dall’EU.
Le terre
rare sono minerali che in pochi conoscono, ma la cui richiesta è esplosa nel campo delle tecnologia |
Lo studio ha utilizzato
un approccio dal basso verso l’alto e ha fatto un inventario di tutti i metalli
utilizzati in ogni tecnologia. La lista è fatta da nomi strani e
probabilmente del tutto sconosciuti ai più, ma determinanti per affrontare il
dopo petrolio. Il disprosio è stato identificato come il più a rischio, dato
che si prevede che l'Unione Europea richiederà il 25% della fornitura mondiale
prevista nel periodo 2020-2030 per soddisfare la domanda dell'Unione per
veicoli ibridi, elettrici e turbine eoliche.
Altri materiali
altrettanto importanti e le rispettive tecnologie, includono litio, neodimio
grafite, praseodimio e il cobalto (per i veicoli ibridi ed elettrici);
tellurio, indio, gallio e stagno (per l'energia solare), platino (per le celle
a combustibile), indio, terbio, europio e gallio (per l’illuminazione),
neodimio e praseodimio (per l’eolico) e indio (per il nucleare).
La domanda EU di litio è
previsto che tocchi il 15% della fornitura globale, mentre quella della grafite
il 10%.
Lo studio ha
identificato poi alcune strade per rendere minimo il rischio di una possibile
carenza di materie prime: 1) Aumentare l’offerta primaria con lo sviluppo delle
miniere di “terre rare” in Europa, oggi solo allo stadio di avvio; 2)
Riutilizzar / riciclare e ridurre rifiuti. Sono significativi i
miglioramenti fatti nel riciclaggio dei flussi di rifiuti post-industriali,
come magneti, semiconduttori e rottami da fotovoltaico e ci sono opportunità a
breve termine per il recupero di magneti da hard disk e fosforo dal settore
dell’illuminazione; 3) Sostituzione. L'aumento del prezzo di questi materiali
ha portato ad una significativa riduzione delle quantità utilizzate per
alcune applicazioni, come ad esempio la riduzione di disprosio e neodimio
nei magneti e la minimizzazione dello spessore di tellurio all'interno dei pannelli
solari a film sottile.
Il rapporto mette però
in guardia anche contro una sovrastima dei rischi di carenza di materie prime
per le tecnologie chiave, dato che ci sono ancora molti anni prima che alcune
tecnologie raggiungano una grande diffusione e nei prossimi anni sembra che ci
saranno numerose opzioni disponibili per mitigare i rischi individuati.