martedì 10 giugno 2014

Un italiano con Audi alla 24 Ore di Le Mans

Bonanomi, Albuquerque, Jarvis (Audi R18 e-tron quattro) 
Quest’anno al via della prossima 24 Ore di LeMans c’è anche un pilota italiano in grado di puntare alla vittoria assoluta come i tempi recenti hanno fatto ad Emanuele Pirro ed a Dindo Capello. Parliamo del 31enne Marco Bonanomi di Lecco che dividerà con Felipe Albuquerque ed Oliver Jarvis una delle tre Audi R18 e­tron quattro e che 2011 corre per la Casa dei quattro anelli
Per il 2014 FIA, WEC e ACO hanno introdotto un regolamento tecnico radicalmente nuovo. Una sezione importante è dedicata all’equivalenza delle tecnologie (EoT), il cui obiettivo è quello di provare a mantenere sullo stesso piano le prestazioni delle vetture di classe LMP1 con motori a benzina ed a gasolio. A trarne vantaggio saranno anche i sistemi ibridi ad elevate prestazioni.

Marco Bonanomi
«Equiparare prototipi diversi è sempre una sfida impegnativa. Quest’anno l’obiettivo è chiaro: privilegiare i sistemi ibridi dalle prestazioni più elevate. In Audi puntiamo su un propulsore TDI particolarmente efficiente che, tuttavia, risulta più pesante rispetto a un motore benzina. E poiché i veicoli possono pesare 45 kg in meno rispetto all’anno precedente, non abbiamo più margine d’azione per quanto riguarda il peso e, quindi, per installare un sistema ibrido potente ma necessariamente anche più grande e più pesante. A Le Mans 2014 non partiamo quindi sicuramente avvantaggiati».
Tra le novità 2014 rientra anche il controllo dei consumi: per rispettare i parametri è necessario cambiare il modo di guidare?
«Sì. Abbiamo sfruttato i test non solo per lo sviluppo di soluzioni tecniche innovative, ma anche per adeguare il nostro stile di guida e per familiarizzare con un sistema­volante computerizzato molto più complesso rispetto all’anno precedente. Ora ci sono più parametri da tenere sotto controllo e bisogna essere molto lucidi e concentrati».
L’Audi ha sviluppato il sistema FCP (Fuel Consumption Prediction) che calcola in tempo reale il consumo di gasolio al quale dovete attenervi…
«Possiamo contare su ausili digitali che ci mostrano se stiamo rispettando i limiti per quanto riguarda i consumi. Se ci accorgiamo di essere andati oltre il limite in un giro, dovremo viaggiare cercando di risparmiare carburante in quello successivo, per evitare di prendere una penalità».
E quali sono le modalità per avere un guida efficiente con il recupero di energia?
«Cambia proprio la filosofia con cui vanno guidati questi prototipi. Ora premiamo sull’acceleratore con maggiore attenzione. Se si riesce ad ottimizzare questa procedura, si può fare una grande differenza nelle prestazioni e nei consumi, specie se si è nel traffico».
La velocità non è l’unica caratteristica richiesta a un pilota di endurance…
«Non si può mai perdere la concentrazione: pur viaggiando a 300 km/h occorre anche rimanere in costante contatto radio con l’ingegnere di gara che tiene sotto controllo tutti i parametri di funzionamento della vettura. Se è tutto in ordine, evito di parlare via radio. In caso contrario, occorre regolare il comportamento della vettura tramite tasti e interruttori sul volante».
Ci vuole una grande freddezza…
«Bisogna sempre mantenere la calma negli inevitabili momenti difficili, non bisogna lasciarsi prendere dal nervosismo quando si finisce nel traffico: due anni fa per tre stint di fila non sono riuscito a fare un giro libero nell’ultimo tratto della pista, dove si fa il tempo e si può mostrare il proprio potenziale alla squadra. In quei momenti si deve rimanere freddi e tranquilli perché ci vuole un niente per compromettere la gara».
Vi allenate al simulatore?
«No, facciamo dei test di 30 ore per sperimentare tutte le condizioni che si possono verificare a Le Mans. Abbiamo fatto due simulazioni come gli altri, ma la preparazione di una 24 Ore dura un anno intero. È una gara che dura un giorno, ma ci si lavora dodici mesi».
Sui prototipi 2014 è stata migliorata la sicurezza?
«Certo, in molti settori. Quest’anno la monoscocca dovrà resistere a carichi più elevati. I nuovi pannelli in zylon sulle fiancate prevengono l’intrusione nell’abitacolo di oggetti appuntiti in caso di incidente. Inoltre ogni ruota risulta ora assicurata da due cavi di ritegno. Ciò riduce il rischio che le ruote si separino dalla vettura in caso di incidente. Per la prima volta inoltre tutte le vetture LMP1 sono dotate di una struttura rinforzata posteriore, il cosiddetto “crasher”, in grado di assorbire l’energia in caso di urto posteriore. Anche la visibilità è stata migliorata. Grazie alla posizione di guida più alta ed ai passaruota leggermente più bassi, ora possiamo avere dei riferimenti della pista più precisi, mentre in passato c’erano dei punti ciechi». 
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