Rispetto ai test in laboratorio (sui rulli), i test RDE
(Real Drive Emissions) sono le prove alle quali attualmente tutte le nuove auto
sono sottoposte per misurare gli inquinanti emessi durante la guida su strada.
Si svolgono su strade aperte al traffico dove il veicolo si trova a circolare
in condizioni non facilmente prevedibili: code, semafori, rotatorie,
stop&go.
Questi test si basano su un dispositivo chiamato PEMS
(Portable Emission Measurement System), un analizzatore portatile, compatto e
leggero, che permette la misura dei principali inquinanti (ossidi di azoto -
NOx, numero particelle di particolato - PN) emessi dalle automobili.
Nel caso degli RDE Emission Test, promossi da Mercedes-Benz
e Bosch e condotti da CSI, sono stati misurati gli ossidi di azoto (NOx) e le
polveri sottili (PN), primi imputati delle emissioni nelle nostre città. I test
portati a termine hanno affrontato tre diverse tipologie di scenario: il primo,
a Torino, in condizioni equivalenti a quelle omologative, con oltre 200
parametri e un percorso di circa 90 minuti su strade urbane, extra-urbane e
autostrade. Il secondo test, a Milano, su percorrenze esclusivamente urbane, ha
anche comparato la concentrazione della massa di particolato (PM) in aspirazione
con quella allo scarico. Il test nella Capitale ha, per grandi linee, ricalcato
modalità e rilevazioni di quello effettuato a Milano.
È opportuno sottolineare che tutte le auto coinvolte nel
test hanno registrato valori di emissioni nettamente inferiori ai limiti
consentiti, sia in laboratorio, ma soprattutto su strada, in condizioni di
guida reale. Tra gli elementi più interessanti emersi nel corso dei test è
risultato che, i valori medi delle emissioni di ossido di azoto e del numero di
particelle allo scarico del motore Diesel Euro 6d preso in oggetto, sono
inferiori rispetto a quelli della vettura con alimentazione a benzina a
iniezione diretta, pur rimanendo entrambe in una fascia decisamente al di sotto
dei limiti. Un riscontro ben diverso rispetto a quanto si registrava con le
vecchie motorizzazioni Diesel, sviluppate prima dell’avvento dei test RDE e del
PEMS. In questi casi, le vetture testate su strada, facevano registrare valori
reali di emissioni degli NOX molto più elevati rispetto a quelli emersi in
laboratorio.
Inoltre, un altro fattore particolarmente rilevante
registrato nel corso del test a Milano è che, in presenza di un’alta
concentrazione di particolato, come nel caso in cui ci preceda un veicolo
particolarmente inquinante, la concentrazione delle polveri allo scarico è
risultata fino a 2.000 volte inferiore rispetto a quella dispersa nell’aria
dell’ambiente circostante. Se è forse eccessivo considerare i Diesel di ultima
generazione dei filtri per la pulizia dell’aria, allo stesso tempo andrebbe
rivista in maniera radicale la reputazione di questa tipologia di
alimentazione, un alleato importante nella transizione verso l’elettrico.
Nel corso di tutte le sessioni di test non è mai avvenuta
alcuna rigenerazione del filtro antiparticolato, che prevede la periodica
combustione delle polveri accumulate al suo interno. Questo processo è
erroneamente indicato come un importante picco di emissioni, ma recenti studi
hanno, invece, dimostrato che, pur considerando la rigenerazione, i livelli di emissione
di particolato sono inferiori, pari ad un quinto, della soglia consentita.