Scetticismo: una parola che sembra accompagnare le scelte Toyota. Con scetticismo l’opinione pubblica accolse nel 1997 la prima, un po’ stravagante versione di Prius a propulsione ibrida (“un progetto senza futuro”, la bollarono in molti). Ma quando, nel 2004, l’ibrido debuttò sulla nuova Lexus RX 400, e la Casa giapponese sdoganò i grandi SUV dall’immagine vagamente irritante e poco ecologica che li accompagnava, tutti si affrettarono ad imboccare a loro volta la strada indicata dalla Casa delle Tre Ellissi.Oggi a fare scalpore
sono posizioni assunte dal presidente Akio Toyota, contrario ad affidare alle vetture elettriche un ruolo predominante nel futuro del settore. Per Toyota infatti le automobili tradizionali non sono destinate a sparire, ma rappresenteranno invece una delle tante opzioni a disposizione della clientela. Per questo motivo, il costruttore assicura che per i prossimi 30 anni la sua gamma includerà diverse alternative all’elettrico.
«È troppo presto per concentrarsi su una sola opzione» dice il vice-presidente Shigeki Terashi, secondo il quale fino al 2050 diverse opzioni motoristiche, tra cui l'ibrido e le fuel cell alimentate a idrogeno, dovranno competere l'una contro l'altra per lasciare all'azienda la possibilità di scegliere la miglior alternativa possibile. In ogni caso, bisognerà sempre tener conto delle preferenze del mercato. Anche per questo motivo Toyota affronterà le sfide imposte dalla transizione energetica con un approccio multi-tecnologico.
La Casa giapponese nutre inoltre dubbi anche sull’effettivo impatto delle auto a batteria nella riduzione delle emissioni inquinanti e pertanto intende privilegiare una visione a 360 gradi che includa tutte le fasi di produzione di una vettura alla spina, a partire dall’estrazione e produzione di alcuni materiali critici degli accumulatori, per arrivare fino al loro smaltimento. E se lo dice la maggiore industria del settore…