giovedì 6 giugno 2013

Io guido da sola. Da Google & CO l'automobile senza guidatore

Cosa distingue un’automobile da una lavatrice? I livelli di tecnologia sono ormai piuttosto alti in entrambi i casi. Un’automobile in più si muove, è vero, ma c’è più di una signora che potrebbe confermare che anche la sua lavatrice lo fa. E allora? E’ semplice: la cosa che davvero distingue un’automobile da una lavatrice è il guidatore, l’essere umano che al volante del proprio veicolo lo trasforma in uno strumento di manifestazione del sé all’inseguimento di una libertà possibile... o più banalmente nel mezzo con cui andare dal punto A al punto B. Se alle automobili sono dedicate pagine di letteratura, media specializzati ed alle lavatrici invece no è grazie al guidatore. Tolto questo, ci resta un banale elettrodomestico, anche se più grosso e con le ruote. Un’automobile che si guida da sola sembrerebbe quindi una contraddizione in termini, come dire un televisore senza schermo. Eppure c’è chi sta lavorando in questa direzione e la ragione è molto semplice: i pericoli della guida sono legati al guidatore, alla sua distrazione, alla sua presunzione o al fatto che comunque c’è chi, nonostante tutto, usa la macchina come fosse una lavatrice, con la stessa predisposizione mentale.
La cosa veramente curiosa in tutto questo è che sia Google, multinazionale informatica punto di riferimento per i servizi web, a portare avanti uno dei più interessanti lavori in questo senso. Google driveless car è un progetto indirizzato allo sviluppo di un veicolo senza conducente. A guidarne l’evoluzione è oggi l’ingegnere Sebastian Thrun, direttore del laboratorio di intelligenza artificiale di Stanford e co-inventore di Google Street View. Thrun non è nuovo a questo tipo di progetti. Nel 2005, insieme al suo team di Stanford, realizzò Stanley. Si trattava di un’automobile-robot che nel 2005 ha partecipato e vinto il DARPA Grand Challenge, una competizione per vetture che prevede la percorrenza di un percorso anche off-road senza conducente. A seguito di questo successo, a Sebastian Thrun venne quindi affidato il progetto di Google per una vettura a guida autonoma.
La flotta del team Google comprende oggi sei Toyota Prius, tre Lexus RX 450h ed una Audi TT, veicoli che sono già stati messi alla prova in situazioni molto particolari come la percorrenza di Lombard Street di San Francisco, una via famosa per i suoi tornanti stretti ad alta pendenza. Nel mese di Agosto 2012, il team ha quindi annunciato che i proprio veicoli hanno complessivamente percorso in autonomia circa 500 000 km di guida-autonoma senza incidenti. Ovviamente, Google non è la sola a percorrere questa strada. All’ultimo Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas non c’era solo la vettura progettata da Thrun e soci a far sognare un futuro di veicoli autonomi. Nella stessa circostanza, infatti, Audi ha presentato un’automobile che non sola si va parcheggiare da sola, ma viene anche a riprenderti quando lo chiami. Una vettura “connected” come la chiamano quelli del marchio dei quattro anelli, l’erede di Kitt (la vettura del telefilm Supercar n.d.r.), come l’hanno subito ribattezzata gli utenti del web. Sono però della partita anche altri colossi del settore, BMW, Mercedes, Volvo, Toyota/Lexus e tanti altri, che stanno sviluppando progetti di vetture con autopilota. Eppure la “concorrenza” maggiore al progetto firmato Google pare essere quella del diciannovenne rumeno Ionut Budinsteanu, cui qualche giorno fa, in occasione dell’Intel Science and Engineering Fair 2013, è stato assegnato il premio Gordon E. Moore per un progetto di automobile a guida autonoma a costi particolarmente contenuti.
Di progetti in questa direzione ce ne sono dunque tanti e non è così improbabile che qualcuno di questi si concretizzi, anche prima di quanto immaginiamo. Per coloro che tuttavia dovessero ancora avere qualche dubbio sulla validità di questo tipo di tecnologia, la prova forse più importante è l’esperienza vissuta dal californiano Steve Mahan. Il 28 Marzo 2012, Google ha, infatti, pubblicato su YouTube un video che mostrava Steve, cieco al 95%, seduto al posto di guida di una Toyota Prius, la quale autonomamente lo portava da casa ad un ristorante drive-through, quindi in lavanderia e poi di nuovo a casa. Se ci soffermiamo su quello che potrebbe significare per Steve poter usufruire tutti i giorni della sua vita di una driveless car, non possiamo fare a meno di pensare che davvero la cosa più importante di un’automobile, quello che la rende diversa da un qualsiasi elettrodomestico, è proprio la persona che siede al posto di guida ed allo stesso che è davvero poco importante che quella persona sia poi anche tecnicamente al volante del veicolo.


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