Cosa distingue un’automobile da una lavatrice? I livelli di
tecnologia sono ormai piuttosto alti in entrambi i casi. Un’automobile in più
si muove, è vero, ma c’è più di una signora che potrebbe confermare che anche
la sua lavatrice lo fa. E allora? E’ semplice: la cosa che davvero distingue
un’automobile da una lavatrice è il guidatore, l’essere umano che al volante
del proprio veicolo lo trasforma in uno strumento di manifestazione del sé
all’inseguimento di una libertà possibile... o più banalmente nel mezzo con cui
andare dal punto A al punto B. Se alle automobili sono dedicate pagine di
letteratura, media specializzati ed alle lavatrici invece no è grazie al
guidatore. Tolto questo, ci resta un banale elettrodomestico, anche se più grosso
e con le ruote. Un’automobile che si guida da sola sembrerebbe quindi una
contraddizione in termini, come dire un televisore senza schermo. Eppure c’è
chi sta lavorando in questa direzione e la ragione è molto semplice: i pericoli
della guida sono legati al guidatore, alla sua distrazione, alla sua
presunzione o al fatto che comunque c’è chi, nonostante tutto, usa la macchina come
fosse una lavatrice, con la stessa predisposizione mentale.
La cosa veramente
curiosa in tutto questo è che sia Google, multinazionale informatica punto di
riferimento per i servizi web, a portare avanti uno dei più interessanti lavori
in questo senso. Google driveless car è un progetto indirizzato allo sviluppo
di un veicolo senza conducente. A guidarne l’evoluzione è oggi l’ingegnere
Sebastian Thrun, direttore del laboratorio di intelligenza artificiale di
Stanford e co-inventore di Google Street View. Thrun non è nuovo a questo tipo
di progetti. Nel 2005, insieme al suo team di Stanford, realizzò Stanley. Si trattava di un’automobile-robot che nel 2005 ha partecipato e vinto il DARPA Grand
Challenge, una competizione per vetture che prevede la percorrenza di un
percorso anche off-road senza conducente. A seguito di questo successo, a
Sebastian Thrun venne quindi affidato il progetto di Google per una vettura a guida autonoma.
La flotta del team Google comprende oggi sei Toyota Prius,
tre Lexus RX 450h ed una Audi TT, veicoli che sono già stati messi alla prova in
situazioni molto particolari come la percorrenza di Lombard Street di
San Francisco, una via famosa per i suoi tornanti stretti ad alta pendenza. Nel mese di
Agosto 2012, il team ha quindi annunciato che i proprio veicoli hanno complessivamente
percorso in autonomia circa 500 000 km di guida-autonoma senza incidenti. Ovviamente,
Google non è la sola a percorrere questa strada. All’ultimo Consumer
Electronics Show (CES) di Las Vegas non c’era solo la vettura progettata da Thrun e soci a far
sognare un futuro di veicoli autonomi. Nella stessa circostanza, infatti, Audi ha presentato un’automobile
che non sola si va parcheggiare da sola, ma viene anche a riprenderti quando lo
chiami. Una vettura “connected” come la chiamano quelli del marchio dei quattro
anelli, l’erede di Kitt (la vettura del telefilm Supercar n.d.r.), come l’hanno subito ribattezzata gli utenti del web. Sono però della partita anche altri colossi del settore, BMW, Mercedes, Volvo, Toyota/Lexus e tanti altri, che stanno sviluppando
progetti di vetture con autopilota. Eppure la “concorrenza” maggiore al
progetto firmato Google pare essere quella del diciannovenne rumeno Ionut
Budinsteanu, cui qualche giorno fa, in occasione dell’Intel Science and
Engineering Fair 2013, è stato assegnato il premio Gordon E. Moore per un
progetto di automobile a guida autonoma a costi particolarmente contenuti.
Di progetti in questa direzione ce ne sono dunque tanti e non è così improbabile che qualcuno di questi si concretizzi, anche prima di quanto immaginiamo. Per coloro che tuttavia dovessero ancora avere qualche dubbio sulla
validità di questo tipo di tecnologia, la prova forse più importante è l’esperienza
vissuta dal californiano Steve Mahan. Il 28 Marzo 2012, Google ha, infatti,
pubblicato su YouTube un video che mostrava Steve, cieco al 95%, seduto al
posto di guida di una Toyota Prius, la quale autonomamente lo portava da casa ad un
ristorante drive-through, quindi in lavanderia e poi di nuovo a casa. Se ci
soffermiamo su quello che potrebbe significare per Steve poter usufruire tutti
i giorni della sua vita di una driveless car, non possiamo fare a meno di pensare che davvero la cosa più
importante di un’automobile, quello che la rende diversa da un qualsiasi elettrodomestico, è proprio la persona che siede al posto di guida ed allo
stesso che è davvero poco importante che quella persona sia poi anche
tecnicamente al volante del veicolo.