Compro un’automobile ibrida. Sembra facile. Tanto per cominciare, c’è
ibrido ed ibrido. C’è il Mild Hybrid nel quale al motore termico (a benzina od
a gasolio) è abbinato un motore elettrico che è in grado di “collaborare” al lavoro
del primo e batterie che si ricaricano in frenata ed in decelerazione. C’è poi
il Full-Hybrid che, oltre a tutto quanto
fa il Mild Hybrid, si muove anche in
modalità completamente elettrica ovvero con emissioni pari zero, sia pure per
brevi spostamenti ed a bassa velocità. Ed infine c’è lo Hybrid Plug-in con batterie più grandi ,
ma soprattutto ricaricabili anche ad una presa di corrente, e con l'energia
sufficiente per muovere il veicolo in
modalità elettrica fino a 80 km/h.
Il problema è che oggi il termine “ibrido” va di moda. E’ diventato quasi
sinonimo di automobile a basso impatto ambientale e tutto diventa “ibrido”. Qualcuno,
come si dice a Roma, “si allarga” e chiama Micro Hybrid le vetture dotate del
sistema Start&Stop (quello, per intenderci che quando ci si ferma al
semaforo od in una coda nel traffico spegne automaticamente il motore termico
per poi riavviarlo quando si preme nuovamente l’acceleratore). Certo, qualcuna
è dotata anche di un sistema di recupero di energia in frenata… ma forse è un
po’ pochino per guadagnarsi la qualifica di “veicolo ibrido”.
E c’è chi, per assurdo, definisce “ibride” le vetture elettriche ad
autonomia estesa, quelle cioè che si muovono esclusivamente in modalità
elettrica e che ricaricano le batterie anche con un motore termico di bordo,
retrocedendo così un veicolo elettrico di ultima generazione a livello di ibrido.
Una cosa è certa: quando si parla di ibrido, non basta la parola.
Una cosa è certa: quando si parla di ibrido, non basta la parola.