Tutte le auto ed i
camion più moderni dispongono da 20 a 70 centraline elettroniche, gestite da un unico computer di bordo che
coordina e regola ciascuna di esse. Si tratta di piccoli
dispositivi che gestiscono uno o più parametri, dal funzionamento del motore a
quello della frenata, dell’airbag e così via per tutta una innumerevole serie
di altre utilità. E’ possibile accedervi usando un PC ed un’interfaccia che consente di fare diagnosi, aggiornamenti ed eventuali rimappature
delle stesse. Insomma, l’auto è di fatto sempre più simile ad un PC su ruote! E’ quindi
potenzialmente soggetta a disfunzioni di sistema ed anche ad azioni di
pirateria informatica.
Nonostante fino ad ora non ci siano state segnalazioni di attacchi, negli Stati Uniti, nell’ambito del progetto DARPA, è stato assegnato un budget di ben 80.000 dollari per verificare se le recenti auto, ricche di tecnologia e di computer possano essere esposte a reali rischi di manipolazione e di hackeraggio. Due sono stati gli “hacker” coinvolti in questo studio: Charlie Miller e Chris Valasek che in realtà sono due esperti di sicurezza informatica, animati solo da buone intenzioni.
Nonostante fino ad ora non ci siano state segnalazioni di attacchi, negli Stati Uniti, nell’ambito del progetto DARPA, è stato assegnato un budget di ben 80.000 dollari per verificare se le recenti auto, ricche di tecnologia e di computer possano essere esposte a reali rischi di manipolazione e di hackeraggio. Due sono stati gli “hacker” coinvolti in questo studio: Charlie Miller e Chris Valasek che in realtà sono due esperti di sicurezza informatica, animati solo da buone intenzioni.
I due ragazzi hanno
da poco presentato il loro rapporto al DefCon 2013 di Las Vegas, mostrando come
con un sistema wireless realizzato “ad hoc” sia possibile collegarsi alla porta
della diagnostica ed inviare comandi da remoto allo sterzo, ai freni, al
tachimetro, all’acceleratore con i conseguenti rischi derivanti da “ordini
impropri”. Stefan Savage, un professore di informatica dell'Università di San Diego in California, aggiunge al
riguardo che insieme ad altri ricercatori ha condotto studi e ricerche che
confermano come di un’auto si sia in
grado di controllare in remoto quasi tutto.
Lo stesso
professore ritiene però che la criminalità comune non sia in grado a breve di penetrare
i sistemi informativi delle auto, anche perché ci vorrebbe troppo tempo, competenza , denaro
e fatica. Al riguardo è d’obbligo sottolineare
come, nonostante le risorse e le capacità di Miller e Valasek, ci siano
voluti oltre due mesi per penetrare il sistema informatico di bordo. Sempre il
prof. Savage considera invece più probabile, come conseguenza
dell’informatizzazione, il semplice
furto dell’auto con i criminali in grado
di sbloccare le porte in remoto e quindi di avviare e di guidare l’auto tramite
la porta della diagnostica.
Se da un lato i
test sulle auto intelligenti proseguono senza remore, dall'altro c'è sempre chi
avanza dei dubbi sull'affidabilità e la sicurezza di tali vetture e valuta
troppo alti i rischi creati da questa
tecnologia.
Tra i maggiori protagonisti coinvolti in questo modello di mobilità di domani c'è sicuramente Google. La società di Mountain View è tra quelle maggiormente impegnate proprio in questo tipo di sperimentazione. A spiegare quali sono le intenzioni di Big G ci ha pensato la portavoce Leslie Miller secondo cui: "al momento gli obiettivi sono sviluppare la tecnologia dei veicoli autonomi per migliorare la vita delle persone, rendendo la guida più sicura, più divertente e più efficiente".
Tra i maggiori protagonisti coinvolti in questo modello di mobilità di domani c'è sicuramente Google. La società di Mountain View è tra quelle maggiormente impegnate proprio in questo tipo di sperimentazione. A spiegare quali sono le intenzioni di Big G ci ha pensato la portavoce Leslie Miller secondo cui: "al momento gli obiettivi sono sviluppare la tecnologia dei veicoli autonomi per migliorare la vita delle persone, rendendo la guida più sicura, più divertente e più efficiente".