giovedì 5 settembre 2013

Hackers sfidano l’auto intelligente

Tutte le auto ed i camion più moderni dispongono da 20 a 70 centraline elettroniche,  gestite da un unico computer di bordo che coordina e regola ciascuna di esse. Si tratta di piccoli dispositivi che gestiscono uno o più parametri, dal funzionamento del motore a quello della frenata, dell’airbag e così via per tutta una innumerevole serie di altre utilità. E’ possibile accedervi usando un PC ed un’interfaccia che consente di fare diagnosi, aggiornamenti ed eventuali rimappature delle stesse. Insomma, l’auto è di fatto sempre più simile ad un PC su ruote! E’ quindi potenzialmente soggetta a disfunzioni di sistema ed anche ad azioni di pirateria informatica.
Nonostante fino ad ora non ci siano state segnalazioni di attacchi, negli Stati Uniti, nell’ambito del progetto DARPA, è stato assegnato un budget di ben 80.000 dollari per verificare se le recenti auto, ricche di tecnologia e di computer possano essere esposte a reali rischi di manipolazione e di hackeraggio. Due sono stati gli “hacker” coinvolti in questo studio: Charlie Miller e Chris Valasek che in realtà sono due esperti di sicurezza informatica, animati solo da buone intenzioni. 

I due ragazzi hanno da poco presentato il loro rapporto al DefCon 2013 di Las Vegas, mostrando come con un sistema wireless realizzato “ad hoc” sia possibile collegarsi alla porta della diagnostica ed inviare comandi da remoto allo sterzo, ai freni, al tachimetro, all’acceleratore con i conseguenti rischi derivanti da “ordini impropri”. Stefan Savage, un professore di informatica dell'Università  di San Diego in California, aggiunge al riguardo che insieme ad altri ricercatori ha condotto studi e ricerche che confermano come di un’auto  si sia in grado di controllare in remoto quasi tutto.
Lo stesso professore ritiene però che la criminalità comune non sia in grado a breve di penetrare i sistemi informativi delle auto, anche perché  ci vorrebbe troppo tempo, competenza , denaro e fatica. Al riguardo è d’obbligo sottolineare  come, nonostante le risorse e le capacità di Miller e Valasek, ci siano voluti oltre due mesi per penetrare il sistema informatico di bordo. Sempre il prof. Savage considera invece più probabile, come conseguenza dell’informatizzazione,  il semplice furto dell’auto  con i criminali in grado di sbloccare le porte in remoto e quindi di avviare e di guidare l’auto tramite la porta della diagnostica.
Se da un lato i test sulle auto intelligenti proseguono senza remore, dall'altro c'è sempre chi avanza dei dubbi sull'affidabilità e la sicurezza di tali vetture e valuta troppo alti i rischi  creati da questa tecnologia.
Tra i maggiori protagonisti coinvolti in questo modello di mobilità di domani c'è sicuramente Google. La società di Mountain View è tra quelle maggiormente impegnate proprio in questo tipo di sperimentazione.  A spiegare quali sono le intenzioni di Big G ci ha pensato la portavoce Leslie Miller secondo cui: "al momento gli obiettivi sono sviluppare la tecnologia dei veicoli autonomi per migliorare la vita delle persone, rendendo la guida più sicura, più divertente e più efficiente".  


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