mercoledì 2 ottobre 2013

Auto ad aria compressa: MDI ci riprova

AirPod
Di solito, quando si  parla di automobili che vanno ad aria, si finisce regolarmente in un territorio ai confini della realtà tra la fantascienza e le battute di spirito. Oggigiorno però la proposta è molto più realistica di quanto si possa pensare, come stanno a dimostrare da un lato il progetto Peugeot HYbrid Air di un nuovo tipo veicolo full-hybrid senza batterie che associa la propulsione a benzina all’aria compressa e dall’altro la notizia che nell’Estate 2014 dovrebbe iniziare a Bolotana, in provincia di Nuoro, la produzione di un piccolo veicolo a 3 posti ad aria compressa chiamato AirPod.
Il progetto è della lussemburghese  MDI (Motor Development International)  che, dopo aver presentato una prima "auto ad aria" al Bologna Motor Show 2001 ed averne annunciato due anni dopo la produzione attraverso la società Eolo Italia, ci riprova oggi con la società Air Mobility e con un approccio al mercato assolutamente inedito. La fabbrica sarda sarà infatti la prima realizzata da MDI e farà da progetto-pilota per l’Italia e per l’Europa. In quanto tale riunirà in un’unica entità le attività di produzione e di vendita superando l’idea della grande fabbrica centralizzata per lasciare il posto ad una produzione in piccolo, ma diffusa, attraverso la realizzazione di stabilimenti “chiavi in mano” praticamente regionali, quasi come fosse un “franchising”. Non solo. Air Mobility cercherà quanto più possibile di reperire localmente i materiali (riducendo così i costi di trasporto e di inquinamento) e realizzando un risparmio nel processo produttivo. L’idea insomma è quella di comprare l’automobile direttamente in fabbrica, interagendo direttamente con chi costruisce.
AirPod
Come funziona però un’automobile ad aria compressa? Come nelle automobili di tipo tradizionale, anche in questo caso l’attuazione del movimento è assicurata da un pistone che in questo caso però anziché dallo scoppio della miscela all’interno camera di combustione è azionato da aria in pressione. Questa può essere immagazzinata in tutta sicurezza in un serbatoio che, essendo in carbonio, in caso di rottura non tende a lacerarsi come l’acciaio, ma si sfibra consentendo all’aria di sfiatare progressivamente senza esplodere.
L’aria in pressione viene caricata nel serbatoio utilizzando un compressore collegato ad una sorgente elettrica oppure, come del caso di AirPod, senza di esso, ma utilizzando l’alternatore del motore che, se collegato ad una presa di corrente, fa lavorare il motore in maniera inversa. In questo modo la ricarica completa avviene in 3- 4 ore circa con una spesa che varia da 0,50 a 1,5 Euro per 100 chilometri. Un pieno d’aria garantisce una velocità di punta di 80 km/h ed un’autonomia di circa 120 chilometri nel ciclo urbano. Una speciale versione “dual-energy” permette di utilizzare, come avviene nei veicoli elettrici ad autonomia estera, un carburante come la benzina per ricaricare i serbatoio. In questo caso i consumi si aggirano intorno ai 2 litri per 100 chilometri e le emissioni di CO2 sono comunque inferiori di 3 volte rispetto ad un motore tradizionale e si riducono gli idrocarburi incombusti di 3-4 mila volte.
Parlare di prezzi è sempre difficile quando l’inizio della commercializzazione è ancora così lontano, ma, secondo quanto dichiarato dal costruttore,  la versione base di Pod, dovrebbe costare circa 7.000 Euro e quella a doppia alimentazione in grado di garantire un'autonomia di  250 chilometri 1.000 Euro in più.
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