giovedì 19 dicembre 2013

Assemblea ANFIA: il mercato auto ripartirà nel 2017

Assemblea pubblica ANFIA 2013 
L’assemblea annuale dell’ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industriale Automobilistica, è l'occasione per fare il punto su uno dei comparti di maggior peso su scala nazionale ed internazionale. Di seguito lo scenario che è stato presentato.
A livello mondiale l’autoveicolo gode di buona salute. E' un mercato in continua e stabile crescita: 97,7 milioni di unità vendute  (+ 10% rispetto al 2007). Il dato complessivo non esprime però la realtà di questo processo positivo, alimentato dai risultati di segno opposto che caratterizzano le diverse regioni del pianeta.
Alla forte accelerazione di Brasile, Russia, Cina e Stati Uniti si contrappongono Giappone ed Europa. Alla fine di quest’anno produrremo in Europa 3 milioni di veicoli in meno rispetto al 2007. Di fatto è come se fosse comparso un produttore medio-piccolo!

In questo scenario i numeri ci dicono però che è bene ricordare come l’industria automotive sia un pilastro della manifattura europea: 13 milioni di cittadini europei dipendono direttamente o indirettamente da questa  filiera; oltre il 75% delle persone e delle merci si muovono su strada; oltre 18 milioni di tonnellate di merci ogni anno vengono trasportate per consentirci letteralmente di vivere. A livello continentale è il principale motore di innovazione con oltre il 25% dell’investimento in R&D, pari a 32 miliardi di Euro per anno e con oltre 9500 brevetti realizzati.
Sono sempre i numeri che indicano come una moderna economia che voglia svilupparsi in maniera sostenibile deva promuovere politiche di mobilità integrata che non possono prescindere dai dati sopra citati. In Italia la filiera automotive offre lavoro a 1,2 milioni di addetti ed è il maggiore investitore privato in ricerca e sviluppo con 2 miliardi di Euro all’anno. La produzione di auto ha avuto un calo di oltre il 50% negli ultimi cinque anni e si stima che chiuderà il 2013 a 350.000 unità, rispetto alle oltre 900.000 del 2007. Un deterioramento che viene addebitato ai grossi problemi di competitività del Sistema Paese. Sul versante mercato le perdite non sono da meno e si stima che le immatricolazioni 2013 chiuderanno a 1,3 milioni rispetto ai 2,4 milioni del 2007. 
Solo nel 2017 si ritiene che il mercato potrà ritornare a 1,8 milioni, per la sostituzione fisiologica del parco che gli anni di crisi hanno contribuito a far invecchiare. «Le imprese per competere hanno bisogno di uno scenario Paese diverso dall’attuale» ha sottolineato il presidente di Confindustria Squinzi. «La filiera automobilistica chiede al legislatore non sussidi, ma di fare poche ma importanti cose, e tutte con il segno meno davanti» ha ribadito il presidente ANFIA, Roberto Vavassori evidenziando come occorra «diminuire il caos normativo, snellire le procedure burocratiche, ridurre la rigidità del lavoro, ridimensionare la fiscalità sull’auto». Dato il peso del settore, tutto questo è ritenuto dall’associazione vitale per mantenere l’Italia, quale secondo Paese manifatturiero europeo, l’unica fonte di occupazione realmente sostenibile. Il presidente Vavassori ha quindi concluso che nonostante i numeri deludenti dell’attuale scenario, l’associazione crede che non solo sia ancora possibile fare industria automotive, ma che si possa e si debba fare. 
Si deve riconoscere che quanto ascoltato non sembra ottimismo di facciata ma piuttosto un crudo realismo che guarda avanti, nonostante tutto, con fiducia. Un percorso fatto di opportunità che sarà possibile cogliere solo a patto che le condizioni al contorno cambino davvero e velocemente. 
Potrebbe essere l’ultima chiamata!
Ora una semplice constatazione : in tutti gli interventi, con numeri e scenari di ogni tipo e foggia non sono mai state pronunciate le parole "elettrico" ed "ibrido"! Se da un lato si tratta di tecnologie che numericamente, in valore assoluto, non rappresentano certo una realtà "di massa", dall'altro è innegabile che stiano inequivocabilmente disegnando lo scenario tecnologico dell'automotive di domani. Il fatto di non parlarne, dietro alla formula della "neutralità tecnologica" è una scelta che suona debole, in un momento, tra l'altro, in cui il motore a combustione interna sta toccando punte di efficienza energetica fino a ieri impensate e tali da renderlo competitivo, in certi cicli di lavoro, con l'ibrido.      
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