Al Consumer Elettronic Show di Las Vegas erano presenti ben 10 marche di auto "global players": Audi, Bmw, Chrysler, Ford, General Motors,
Hyundai, Kia, Mazda, Mercedes e Toyota.
L’auto a guida autonoma è una tecnologia di sicuro futuro, ma che non potrà arrivare sul mercato nel breve-medio termine, mentre l’auto connessa è una realtà dal “futuro immediato”. Una recente ricerca Gartner riferisce che nel giro di un paio di anni la maggioranza di chi acquisterà un’auto nuova si aspetterà una qualche forma di servizio online a bordo e che entro 5 anni la metà dei veicoli disporrà di un collegamento. Stiamo parlando di connessione di oggetti e proprio a questo riguardo è importante sottolineare che non è necessario che tutti gli oggetti siano dotati di “computer interni” per farli dialogare.
E' la tecnologia chiamata Internet of Things. Prendiamo, ad esempio, un parcheggio a pagamento: ogni posto
auto può essere dotato di sensori in grado di segnalare la presenza o meno di
un veicolo, cioè identificare un parcheggio libero rispetto ad uno occupato.
Rendendo questa informazione disponibile agli automobilisti in cerca di un
parcheggio libero è possibile migliorare notevolmente la qualità del
servizio offerto ai cittadini. In questo esempio il parcheggio non ha la
necessità di processare localmente informazioni complesse, ma si limita a
comunicare agli altri nodi della rete dove si trova e il proprio stato, così
che l’informazione possa essere resa disponibile agli automobilisti.L’auto a guida autonoma è una tecnologia di sicuro futuro, ma che non potrà arrivare sul mercato nel breve-medio termine, mentre l’auto connessa è una realtà dal “futuro immediato”. Una recente ricerca Gartner riferisce che nel giro di un paio di anni la maggioranza di chi acquisterà un’auto nuova si aspetterà una qualche forma di servizio online a bordo e che entro 5 anni la metà dei veicoli disporrà di un collegamento. Stiamo parlando di connessione di oggetti e proprio a questo riguardo è importante sottolineare che non è necessario che tutti gli oggetti siano dotati di “computer interni” per farli dialogare.
«La crescita di internet delle cose supererà di gran lunga tutti gli altri segmenti di oggetti connessi. Entro il 2020 il numero di smartphone, tablet e PC raggiungeranno quota 7,3 miliardi di unità» ha detto Peter Middleton, direttore ricerche di Gartner. A trainare le connessioni degli oggetti saranno software "fantasma" incorporati negli oggetti senza che il soggetto umano ne sia nemmeno consapevole, ma capaci di attivarsi automaticamente e di fornire una enorme quantità di dati. Google insieme al produttore di microchip Nvidia ha promosso un’alleanza con Audi, GM, Honda e Hyundai per favorire l’adozione della piattaforma di connessione Android e contrastare così l’azione di Apple che con il suo iOS in the car ha già avviato partnership con Audi, Bmw, Chrysler, GM, Honda, Jaguar, Land Rover, Mercedes e Toyota, mentre Microsoft ha stretto un’alleanza con Ford.
Una partita aperta tra “Automotive v/s Electronics” in cui l’automotive è a caccia delle soluzioni tecnologiche più avanzate che meglio le consentano di mantenere alto il suo "appeal" e la sua competitività nell’ambito della mobilità individuale e allo stesso tempo è terreno di caccia dell’elettronica che vede l’automotive come un interessante opportunità di mercato.