lunedì 12 maggio 2014

Opel festeggia 25 anni di catalizzatori… ma in realtà sono di più

1991 - Opel Astra "catalizzata"
In questi giorni Opel festeggia un quarto di secolo di commercializzazione  di automobili catalizzata. Tra l’Estate e l’Autunno del 1989 la Casa di Ruesselsheim (gruppo General Motors) cominciò ad offrire infatti il convertitore catalitico su tutti i modelli della sua gamma: un’iniziativa che oggi ci può apparire probabilmente scontata, ma che all’epoca, quando i distributori di benzina verde erano ancora rari, era sicuramente da pionieri. Specialmente in Italia, dove a scoraggiare il pubblico, c’era anche il fatto che la benzina verde costava alla pompa più di quella convenzionale!

Nondimeno, nel Novembre 1989, General Motors Italia, adeguandosi probabilmente alle direttive della casa madre, fu il primo importatore italiano ad offrire senza sovrapprezzo almeno una versione con convertitore catalitico di ogni modello della gamma Opel.  Questa politica a favore delle vetture catalizzate rifletteva la posizione d'avanguardia in materia di contenimento delle emissioni nocive dei gas di scarico che Opel aveva intrapreso addirittura negli Anni '70 quando, in collaborazione con AC Rochester e Bosch, aveva iniziato a studiare l'utilizzo della marmitta catalitica che aveva offerto per la prima volta in Europa nel 1983 sulla Opel Ascona 1.800. Nel 1991 la nuova Opel Astra, lanciata mercato per sostituire la Kadett, sarebbe stata disponibile esclusivamente con catalizzatore. I tempi insomma erano cambiati e tutti noi ce ne stavamo accorgendo.
A cavallo tra la fine degli Anni ’90 e l’inizio degli Anni ’90, General Motors era il maggior produttore di convertitori catalitici. Nel 1988 furono vendute in Germania oltre 200.000 Opel dotate di convertitore catalitico – un optional che costava fra i 430 ed i 950 Marchi (220-485 Euro) - un numero superiore a quello di qualsiasi altra marca automobilistica. Un anno dopo, il convertitore venne incluso nella dotazione standard delle vetture.  

Poco alla volta la consapevolezza dei problemi ambientali, l’offerta di sgravi fiscali sulle automobili catalizzate e la maggiore reperibilità della benzina  verde spinsero tutte le Case automobilistiche  a prendere una decisione che da allora ha contribuito a evitare che miliardi di tonnellate di gas inquinanti penetrassero nell’atmosfera. Nel 1992 i convertitori catalitici divennero obbligatori all’interno della UE. Il confronto fra le emissioni inquinanti dei primi veicoli Euro 0 e la riduzione ottenuta con gli attuali Euro 6 è sconcertante. Si parla di oltre il 90%!
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