giovedì 19 giugno 2014

Mazda ripropone il Wankel?

Motore Wankel
La Mazda ci riprova. Nel giro di un paio d’anni la Casa giapponese dovrebbe lanciare un nuovo modello equipaggiato con il motore rotativo Wankel, riprendendo così la storia di uno sviluppo avviato circa mezzo secolo fa con il lancio della coupè Cosmo e solo apparentemente abbandonato nel 2011 con l’uscita di produzione della RX-8. Evidentemente i progettisti giapponesi ritengono di avere superato i problemi di consumo e di coppia motrice che tradizionalmente accompagnano il motore a pistone rotante inventato all’inizio degli Anni Cinquanta dal tedesco Felix Wankel.

Spa 1981 - Mazda RX-7
Inizialmente adottato dalla tedesca NSU che lo adottò sulla Ro80, una berlina a 4 porte, con cui nel 1968 vinse tra l’altro il premio Auto dell’Anno e quindi dalla Mercedes che tra dal 1962 al 1970 Mercedes realizzò una decina di prototipi tra cui le famose C111 plurirotore (ed una speciale 350 SL Quadrirotore che lo stesso Wankel guidò tutti i giorni) il motore Wankel ha poi trovato i suoi maggiori estimatori in Giappone dove Mazda ne fatto quasi il simbolo del suo marchio. All’accordo, siglato a metà degli Anni ’60, ha fatto seguito la realizzazione di numerosi prototipi ed una produzione in serie di circa 2 milioni di esemplari.
In questo periodo non sono mancate neppure numerose affermazioni sportive, culminate nelle vittorie alla 24 Ore di Francorchamps del 1981 con una Mazda RX-7 pilotata da John Walkinshaw e Pierre Dieudonnè e soprattutto alla 24 Ore di Le Mans del 1991con la Mazda 787B di Johnny Herbert, Bertrand Gachot e Volker Weider. Ma neppure questo è stato sufficiente per imporre l’idea dell’ingegnere tedesco presso l’industria automobilistica mondiale.
Solo la Mazda ha continuato imperterrita a credere nell’idea di un motore a scoppio senza pistoni, né bielle. Un motore semplice e compatto nel quale una specie di camma (il rotore) ruota all’interno di una camera chiamata statore, producendo il movimento necessario per fare girare le ruote. Un motore formato da pochi pezzi. Leggero, compatto, abbastanza silenzioso. Con poche vibrazioni. Ma soprattutto in grado di garantire una maggior rendimento e minori consumi a parità di potenza rispetto ai tradizionali propulsori alternativi.

Perché accantonarlo allora? Più che la carenza di coppia motrice ai bassi regimi, a frenarne lo sviluppo è stata una serie di problematiche e complessità legate alla sua costruzione ed alla sua messa a punto. Problematiche e complessità che non hanno certo frenato l’impegno della giapponese Mazda, che da 40 anni ne porta avanti lo sviluppo introducendo soluzioni come la doppia accensione e la sovralimentazione.
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