Dieci corse su altrettanti circuiti cittadini di tutto il mondo, 20
piloti di fama internazionale, 10 squadre superprofessionali e soprattutto 40
monoposto a propulsione 100% elettrica: questa la scheda del campionato
mondiale di Formula E che prende il via nel week-end del 13-14 Settembre sulle
strade di Pechino. Mahindra Racing è uno dei protagonisti di questa serie
di competizioni con due piloti che
vantano anche qualche esperienza in Formula 1: l’indiano Karun Chandok ed il
brasiliano Bruno Senna, nipote Del pluri-iridato Ayrton.
L’obiettivo
di Dilbagh Gill, responsabile del programma, è ambizioso: un posto tra i primi tre
nella prima gara del campionato. «Penso che dovremmo essere sicuramente
tra i protagonisti della gara di Pechino. Negli ultimi mesi ci siamo posti un
certo numero di obiettivi, preparando il team ed imparando il più possibile su
questa nuova tecnologia. Credo che ci siamo riusciti e che abbiamo una base di partenza
davvero buona. Andiamo in Cina in buona forma. Non vedo alcuna area dove ci
manca qualcosa od in cui avremmo dovuto fare di più».
Il rapporto tra Chandhok e Senna è già consolidato (sono stati compagni
di squadra in HRT nel 2010 ). «Bruno e Karun si sono ambientati davvero bene
nel team e sembra che lavorino molto bene sia tra di loro che con la squadra. Penso che abbiano anche già iniziato a capire la macchina, la monoposto
Spark-Renault SRT_01E
, frutto della collaborazione di numerose aziende del settore come Renault, Dallara, McLaren,
Williams e Michelin. Li puoi sentire che
parlano un sacco di parti elettriche, piuttosto che usando quei termini che
senti di norma quando parlano due piloti. Ora parlano di stato delle batterie,
ricarica, quindi penso che si stiano abituando
sempre di più e questo significa che con il loro feedback potranno contribuire
molto bene al lavoro degli ingegneri».
La propulsione elettrica non è del resto una novità per Mahindra. «La decisione di partecipare ad una serie di
competizioni per monoposto a propulsione completamente elettrica che vuole
essere una sorta di palestra tecnologica della mobilità sostenibile non è
assolutamente casuale» ricorda Angelantonio Molfetta, amministratore
delegato di Mahindra Europe. «Nel 2010 il
gruppo Mahindra ha assunto il controllo della società REVA Electric Car Company
(l’odierna Mahindra Reva Electric Vehicles) che produce la city car E2O e collabora con importanti industrie di tutto il
mondo per lo sviluppo della propulsione elettrica applicata all’automobile»
Mahindra E2O è l’espressione finale di un più
articolato approccio della Casa indiana ad una mobilità più sostenibile che
comprende anche lo stabilimento dove viene prodotta e le fonti energetiche
necessarie per farlo funzionare. La sigla E2O sta infatti per “E
come energia solare, 2 rappresenta la connettività e O come ossigeno” ovvero
energia solare (un’energia pulita e largamente disponibile) a favore
dell’ossigeno che è l’elemento chimico alla base della vita sul nostro pianeta
senza dimenticare la tecnologia che caratterizza i nostri tempi e che permette
di essere connessi anche con il centro assistenza. Non solo quindi la vettura
funziona al 100% ad energia elettrica, ma anche la fabbrica modello di Bengaluru, dove essa viene prodotta, utilizza prevalentemente energia solare per
produrre l’elettricità ad essa necessaria, ricicla l’acqua piovana, usa luci
LED a bassissimo consumo, sistemi di areazione naturali e tanti altri
accorgimenti che riducono di molto l’impatto ambientale.
Una particolarità di Mahindra E2O è rappresentata
dalla nuova generazione di batterie agli
ioni di litio utilizzate che consentono un’autonomia di 100 chilometri (adatta
cioè alla quotidiana mobilità urbana) che possono essere completamente ricaricate
ad una normale presa di corrente domestica a 15 Ampere. Assolutamente
rivoluzionario è inoltre il sistema anti-panico Revive che, in caso di
esaurimento della carica delle batterie, permette al guidatore di accedere via
SMS ad una centrale operativa che in remoto attiva una riserva energetica
nascosta, presente sulla vettura.