Dite la verità: cosa pensereste se nella posta di domani ci fosse
una cortese quanto perentoria lettera del costruttore della vostra automobile
che vi dice di portarla urgentemente in officina per sistemare un problema
tecnico che potrebbe pregiudicarne la sicurezza? Probabilmente vi
preoccupereste per il pericolo al quale siete stati finora esposti. Forse sulle
prime sareste anche un po’ contrariati di fronte alla prospettiva di dover andare,
non per colpa vostra, all’officina del concessionario e magari di dover restare
a piedi per almeno un giorno.
Se non avete una risposta, potete chiedere alle 8.000 persone che
da Maggio 2014 hanno acquistato una Opel Adam o Corsa e che, la notizia è di
questi giorni, devono portare le loro vetture in officina per sostituire una
componente dello sterzo non conforme. Non ne conoscete neppure uno? Allora ci
sono 465.000 clienti Renault Clio e Kangoo (anche questa la notizia è quasi di
giornata) le cui vetture hanno problemi alle tubazioni dell’ABS. Se poi non ne
conoscete neppure uno, non preoccupatevi: anche se non ve ne siete accorti, l’elenco
degli automobilisti coinvolti in richiami più o meno importanti è lunghissimo e
coinvolge tutti i costruttori.
Il fatto è che alcune aziende (Toyota è stata una delle prime in
assoluto) danno tradizionalmente grande risalto alla notizia del richiamo
sottolineando il senso di responsabilità del costruttore nei confronti del
cliente, tanto è vero che a volte ci viene il sospetto che certi richiami su
questioni insignificanti siano un modo come un altro per farsi pubblicità. Altri
costruttori gestiscono invece il richiamo in modo decisamente molto più discreto
(i panni sporchi di lavano in famiglia), temendo forse una pubblicità negativa.
Chi ha ragione? Difficile dirlo. Certo, la politica della massima
trasparenza è molto rassicurante (in fondo, solo chi non fa non sbaglia).
D’altro canto, quanti clienti la recepiscono nel modo corretto? Voi che ne
pensate?
