Guidare e non toccare,
potremmo sintetizzare parafrasando una delle raccomandazioni che si fanno forse
più spesso ai bambini. In un futuro, forse più prossimo di quanto possiamo
immagine, potremmo azionare sistemi e dispositivi di bordo con un semplice
gesto delle mani od addirittura muovendo semplicemente gli occhi.
Fantascienza? Neppure per
sogno. Al centro ricerche di Wolfsburg abbiamo avuto di vedere in
anteprima cosa Volkswagen si prepara ad introdurre (progressivamente, s’intende,
in modo da valutare meglio le reazioni del pubblico, ma comunque pure sempre
nel giro di due-tre anni sul mercato mondiale) in fatto di integrazione
uomo-macchina ovvero della possibilità dell’automobilista di interfacciarsi in
modo non solo più pratico, sicuro ed addirittura personalizzato con l’auto che
sta guidando.
Probabilmente, secondo i ricercatori della
Casa tedesca, di qui a qualche tempo potremmo intervenire sul display centrale
dove si trovano, ad esempio, i comandi per la regolazione dell’impianto audio e
del climatizzatore, sfogliandolo come uno tablet od uno smarphone. La chiamano
“gesture tecnology”. In questo caso sfrutta una microscopica telecamera posta
sul tunnel centrale poco dietro il selettore: basta fare scorrere la mano
davanti alla telecamera, tenendo magari il braccio destro comodamente
appoggiato sul bracciolo centrale. La mano virtuale che a questo punto compare
sul monitor permetterà all’utente di navigare con gesti naturali e spontanei
sulle numerose funzioni e sottofunzioni disponibili senza neppure sfiorare lo
schermo.
E non è tutto. Sulla cornice superiore del
parabrezza, più o meno dove c’è lo specchietto retrovisore, c’è un’altra
telecamera che, inquadrando il naturale gesto della mano sollevata che si
sposta in avanti od indietro, permette di aprire e chiudere il tetto elettrico
senza premere alcun pulsante, ma registrando il semplice gesto della mano. Un
analogo sistema a controllo gestuale permette poi di regolare la posizione e
l’inclinazione dei sedili anteriori.
Chi poi non volesse neppure fare la fatica
di muovere una mano, può affidarsi al solo movimento degli occhi. E’ la
“eye-tracking technology” sui mercati
internazionali. Basta guardare lo
specchietto retrovisore per attivare, ad esempio, il tergilunotto ogniqualcolta
ci accorge che il lunotto posteriore è sporco. Jaguar l’ha già presentata lo
scorso Gennaio al Consumer Electronic Show di Las Vegas e potrebbe introdurla
sulla nuova F-Pace, il SUV che lancerà il prossimo anno.
Opel sta invece
sviluppando la tecnologia “eye-tracking” per controllare con movimenti degli
occhi la direzione e l’intensità del fascio luminoso proiettato da fari davanti
alla vettura. L’obiettivo è lo sviluppo di un sistema semplice,
utilizzabile in un veicolo di produzione. A differenza delle tecnologie ad alte
prestazioni in grado di seguire i movimenti oculari, che richiedono da 5 a 10
videocamere, il progetto Opel utilizza una semplice webcam puntata sul viso del
guidatore che, scansionandone alcune zone del viso (naso ed occhi, ad esempio) consente
di rilevarne i movimenti e la linea di visione.
Il sistema poi traduce le informazioni
raccolte in comandi impartiti agli attuatori a controllo elettronico che
allineano rapidamente i proiettori anteriori della vettura.
Questo tipo di tecnica si avvicinava molto
al controllo oculare dei gruppi ottici anteriori, ma il calcolo dei dati
richiedeva ancora troppo tempo e la frequenza di registrazione della webcam era
troppo bassa per soddisfare le necessità del traffico stradale. L’ottimizzazione
dei parametri operativi della telecamera e l’adattamento dell’algoritmo di
eye-tracking hanno permesso di
raggiungere i risultati voluti. La telecamera ora è dotata di sensori
periferici ad infrarossi e fotodiodi centrali che le permettono di scansionare
gli occhi di chi guida più di 50 volte al secondo al tramonto e durante la
guida notturna. Grazie alla maggiore velocità nell’elaborazione e nella
trasmissione dei dati, gli attuatori dei gruppi ottici anteriori reagiscono
istantaneamente per procedere alle regolazioni orizzontali e verticali.
Resta solo un problema. Nella pratica, gli
occhi saltano naturalmente ed inconsciamente da un punto all’altro. Per cui, se
i fari seguissero precisamente questo movimento, il cono di luce del veicolo si
muoverebbe continuamente, una caratteristica inaccettabile per chi guida e per
gli altri utenti della strada. «Per
risolvere questo problema, abbiamo sviluppato un sofisticato algoritmo di
ritardo che assicura un movimento adeguatamente fluido del cono di luce» diceI
ingolf Schneider, direttore Lighting Technology di Opel. «Un altro vantaggio fondamentale è che l’eye-tracker non deve essere
tarato individualmente per un guidatore specifico. Il sistema funziona
perfettamente chiunque sia al volante, indipendentemente dalla corporatura».
Anche se chi guida viene momentaneamente distratto e non guarda la strada
davanti a sé, l’illuminazione nella direzione di marcia viene sempre garantita.
Il faro anabbagliante del gruppo ottico è infatti programmato per assicurare un
livello minimo di illuminazione.