mercoledì 10 giugno 2015

Guidare e non toccare

Guidare e non toccare, potremmo sintetizzare parafrasando una delle raccomandazioni che si fanno forse più spesso ai bambini. In un futuro, forse più prossimo di quanto possiamo immagine, potremmo azionare sistemi e dispositivi di bordo con un semplice gesto delle mani od addirittura muovendo semplicemente gli occhi.
Fantascienza? Neppure per sogno. Al centro ricerche di Wolfsburg abbiamo avuto di vedere in anteprima cosa Volkswagen si prepara ad introdurre (progressivamente, s’intende, in modo da valutare meglio le reazioni del pubblico, ma comunque pure sempre nel giro di due-tre anni sul mercato mondiale) in fatto di integrazione uomo-macchina ovvero della possibilità dell’automobilista di interfacciarsi in modo non solo più pratico, sicuro ed addirittura personalizzato con l’auto che sta guidando.
Probabilmente, secondo i ricercatori della Casa tedesca, di qui a qualche tempo potremmo intervenire sul display centrale dove si trovano, ad esempio, i comandi per la regolazione dell’impianto audio e del climatizzatore, sfogliandolo come uno tablet od uno smarphone. La chiamano “gesture tecnology”. In questo caso sfrutta una microscopica telecamera posta sul tunnel centrale poco dietro il selettore: basta fare scorrere la mano davanti alla telecamera, tenendo magari il braccio destro comodamente appoggiato sul bracciolo centrale. La mano virtuale che a questo punto compare sul monitor permetterà all’utente di navigare con gesti naturali e spontanei sulle numerose funzioni e sottofunzioni disponibili senza neppure sfiorare lo schermo.

E non è tutto. Sulla cornice superiore del parabrezza, più o meno dove c’è lo specchietto retrovisore, c’è un’altra telecamera che, inquadrando il naturale gesto della mano sollevata che si sposta in avanti od indietro, permette di aprire e chiudere il tetto elettrico senza premere alcun pulsante, ma registrando il semplice gesto della mano. Un analogo sistema a controllo gestuale permette poi di regolare la posizione e l’inclinazione dei sedili anteriori.
Chi poi non volesse neppure fare la fatica di muovere una mano, può affidarsi al solo movimento degli occhi. E’ la “eye-tracking technology” sui mercati internazionali. Basta guardare lo specchietto retrovisore per attivare, ad esempio, il tergilunotto ogniqualcolta ci accorge che il lunotto posteriore è sporco. Jaguar l’ha già presentata lo scorso Gennaio al Consumer Electronic Show di Las Vegas e potrebbe introdurla sulla nuova F-Pace, il SUV che lancerà il prossimo anno.
Opel sta invece sviluppando la tecnologia “eye-tracking” per controllare con movimenti degli occhi la direzione e l’intensità del fascio luminoso proiettato da fari davanti alla vettura. L’obiettivo è lo sviluppo di un sistema semplice, utilizzabile in un veicolo di produzione. A differenza delle tecnologie ad alte prestazioni in grado di seguire i movimenti oculari, che richiedono da 5 a 10 videocamere, il progetto Opel utilizza una semplice webcam puntata sul viso del guidatore che, scansionandone alcune zone del viso (naso ed occhi, ad esempio) consente di rilevarne i movimenti e la linea di visione.
Il sistema poi traduce le informazioni raccolte in comandi impartiti agli attuatori a controllo elettronico che allineano rapidamente i proiettori anteriori della vettura.
Questo tipo di tecnica si avvicinava molto al controllo oculare dei gruppi ottici anteriori, ma il calcolo dei dati richiedeva ancora troppo tempo e la frequenza di registrazione della webcam era troppo bassa per soddisfare le necessità del traffico stradale. L’ottimizzazione dei parametri operativi della telecamera e l’adattamento dell’algoritmo di eye-tracking hanno permesso di raggiungere i risultati voluti. La telecamera ora è dotata di sensori periferici ad infrarossi e fotodiodi centrali che le permettono di scansionare gli occhi di chi guida più di 50 volte al secondo al tramonto e durante la guida notturna. Grazie alla maggiore velocità nell’elaborazione e nella trasmissione dei dati, gli attuatori dei gruppi ottici anteriori reagiscono istantaneamente per procedere alle regolazioni orizzontali e verticali.

Resta solo un problema. Nella pratica, gli occhi saltano naturalmente ed inconsciamente da un punto all’altro. Per cui, se i fari seguissero precisamente questo movimento, il cono di luce del veicolo si muoverebbe continuamente, una caratteristica inaccettabile per chi guida e per gli altri utenti della strada. «Per risolvere questo problema, abbiamo sviluppato un sofisticato algoritmo di ritardo che assicura un movimento adeguatamente fluido del cono di luce» diceI ingolf Schneider, direttore Lighting Technology di Opel. «Un altro vantaggio fondamentale è che l’eye-tracker non deve essere tarato individualmente per un guidatore specifico. Il sistema funziona perfettamente chiunque sia al volante, indipendentemente dalla corporatura». Anche se chi guida viene momentaneamente distratto e non guarda la strada davanti a sé, l’illuminazione nella direzione di marcia viene sempre garantita. Il faro anabbagliante del gruppo ottico è infatti programmato per assicurare un livello minimo di illuminazione.
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