Si fa un gran parlare
di rendere più ecocompatibili le automobili, così come del loro impatto
ambientale sulle nostre città. Molto più raramente rivolgiamo lo sguardo verso
i veicoli pesanti, quelli adibiti, ad esempio, al trasporto merci, ed ancor
meno a quelli utilizzati per il trasporto persone. Completamente ignorati da
queste considerazione sono i veicoli delle amministrazioni e società pubbliche: autobus
urbani, pullman extra-urbani, mezzi per la raccolta dei rifiuti, per il
soccorso stradale e via dicendo.
Senza addentrarci
oltre in questa analisi, ma solo per fare il punto sulla situazione registriamo
che, secondo i dati diffusi dall’ACI, all’inizio del 2012
(e non vi è al
momento ragione di pensare che la situazione sia molto diversa) meno di 100mila
degli oltre 4 milioni di autocarri in circolazione in Italia (ovvero
appena 2,47%) erano veicoli ad
alimentazione alternativa (GPL, metano, elettrico), mentre i restanti erano a
benzina od a gasolio. Tra i primi si potevano contare 61.976 veicoli a metano
(1,54% del parco circolante), 34.603 a GPL (0,86%) ed appena 2.869 elettrici
(0,07%) che, pur essendo evidentemente pochissimi, rappresentavano pur sempre
una quota maggiore rispetto a quella delle autovetture elettriche che all’epoca
– parliamo dell’inizio del 2012 – erano poco meno di 2.000 (0,01% del parco
circolante di autovetture).
L’impatto ambientale
dei veicoli pesanti meno compatibili è indubbiamente pesante. Perché non
cominciare a prendere atto. Le alternative esistono da tempo. Oltre ai veicoli
a metano, GLP ed elettrici esistono infatti molti autocarri
ibridi. Dove sono in Italia?