«Quanto consuma
quest’auto?» mi chiede l’amico di turno. Quante volte mi è già capitato! E
quante altre – c’è da scommetterci - mi capiterà ancora! Io, confesso, mi
defilo sempre: non ho mai la risposta. Perchè raramente leggo i dati dichiarati
dalle Case costruttrici e perchè ancora più raramente li memorizzo. Non mi
interessano.
Faccio così perché
semplicemente non ho mai creduto a quei dati. Non perché i costruttori
dichiarino il falso - per carità! – ma solo perché le prove di omologazione
sono effettuate – come del resto prevede la normativa - in condizioni molto
diverse da quelle di uso reale. Cosa che del resto possiamo tutti constatare
facilmente.
Quanti di noi sono mai riusciti a fare i reclamizzati 25-30 chilometri
con un litro? Non vedo molte mani alzate. Lo stesso discorso vale anche per le
emissioni di CO2. Ma questa è un’altra storia, visto che di questo
dato, a dire il vero, nessuno mi chiede mai notizia.
Ho scoperto che non
sono l’unico a pensarla così. Sono in buona compagnia. Secondo uno studio del
ONG International Council on Clean Transportation, che tra il 2001 ed il 2011
ha analizzato qualcosa come mezzo milione di automobili di tutte le marche
possibili ed immaginabili, tra le emissioni dichiarate e quelle effettive di
CO2 c’è una differenza del 25%. Mica poco! Ciò vuol dire che anche per quanto
riguarda i consumi di carburante c’è un’analoga differenza: una differenza che,
sia ben chiaro, interessa più o meno tutti i costruttori e tutti i modelli.
Il quadro generale
non cambia insomma: l’auto Y continua a consumare e ad inquinare più dell’auto
Y. Noi però non facciamo troppo affidamento sui dati riportati sul catalogo o
sul libretto di uso e manutenzione. Se vogliamo essere certi dell’autonomia della
nostra quattro ruote, azzeriamo il contachilometri parziale (od il computer di
bordo) tutte le volte che facciamo il pieno e… teniamolo d’occhio! Solo così
non rischieremo di restare a secco.