Domenica 29 Novembre il mondo è rimasto con il fiato sospeso negli istanti successivi al terribile incidente che ha visto protagonista Romain Grosjean durante il Gran Premio del Bahrein di Formula 1. Lo schianto e il successivo incendio della monoposto Haas condotta dal francese hanno riportato al centro dell’attenzione mediatica la questione della sicurezza di vetture e piloti, dimostrando, fortunatamente, i grandi progressi compiuti in questo campo. I dati della telemetria pubblicati dalla scuderia statunitense mostrano che Grosjean, dopo aver urtato l’ Alpha Tauri del russo Daniil Kvyat, ha impattato contro il guardrail a una velocità di circa 221 km/h, producendo una forza di decelerazione frontale pari a 53 g e il successivo incendio del veicolo. Per avere un metro di misura, basti considerare che durante la frenata più impegnativa del Mondiale, quando sulla prima variante di Monza i piloti devono passare da 360 a 60 km/h in meno di 100 metri, sul conducente viene esercitata una forza di circa 6 g, mentre in fase di accelerazione e durante le curve più impegnative la forza raggiunge rispettivamente i 2 e i 46 g. Nello specifico, il numero dei g rappresenta l'accelerazione che moltiplicata per la massa del pilota da come risultante la forza a cui è sottoposto. Così, con una decelerazione di 46 g (46 volte quella della gravità) il pilota prova su se stesso una forza peso 46 volte quella che sente da fermo.
Uscire illesi da uno schianto di tale violenza ha fatto pensare ad un intervento divino, ma dietro a quello che molte persone hanno definito un miracolo si cela anche un incredibile, continuo, attento e minuzioso lavoro di tanti tecnici e ingegneri che hanno permesso nel tempo di compiere enormi progressi nel campo dei sistemi di sicurezza in Formula 1.
Proprio la sicurezza è il centro del lavoro di Sabelt che dal 1972 mira costantemente a migliorare le prestazioni e la sicurezza dei propri prodotti. I successi dell’azienda torinese si devono soprattutto ai grandi investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologi e, riconosciuti da diverse s cuderie, al punto che ad oggi 7 team di F1 su 10 scelgono delle cinture di sicurezza a 6 punti Sabelt. Tra queste siannovera anche la Haas.
Durante l’incidente di Grosjean sono stati coinvolti tutti gli aspetti delle cinture e di sicurezza, sia quello inerente all’urto sia quello inerente le fiamme. La fibbia e i nastri hanno resistito e sono rimasti perfettamente funzionanti, con carichi di apertura ancora a norma e meccanismi di sgancio senza impuntamenti o inceppamenti. Il fatto che il francese sia riuscito ad uscire autonomamente dalla vettura ha dimostrato quanto sia importante la sicurezza in pista e come soluzioni tecniche sviluppate in laboratorio possano fare la differenza.
Ne citiamo alcune specifiche delle cinture progettate da Sabelt,
La fibbia in alluminio è realizzata in Ergal 7075 e progettata utilizzando il calcolo FEM con una speciale forma triangolare e lingua fissa integrata nel corpo. Le fibbie sono sottoposte a 5.000 cicli di apertura e chiusura, un numero superiore ai parametri richiesti dalla FIA.
La leva di sgancio è sporgente ed ergonomica e consente di attivare facilmente il meccanismo di apertura anche in situazioni estremamente critiche e con scarsa visibilità. È stata progettata appositamente con una forma che “accoglie” il pollice che appoggia perfettamente sulla leva e crea un attrito sufficiente per permetterne l’apertura rapida.
In fase di test i regolatori ultraresistenti in alluminio con una forma ergonomica sono sottoposti a 1.000 cicli di micro-scorrimento per verificare che il nastro rimanga ben saldo resistendo alle sollecitazioni alla quale viene sottoposto in fase di gara, e ovviamente in caso di urti.
I nastri sono prodotti con la nuova fibra in Vectran che garantisce un peso di 44 g/m, inferiore del 35% a pari resistenza rispetto ai nastri in poliestere. Hanno anch’essi superato indenni la prova del fuoco, lavorando correttamente senza subire danni.