Didi car by BYD |
Apple si concentrerebbe interamente sulla progettazione del veicolo e darebbe a terzi la produzione. Potrebbe essere ad esempio una società come la Hon Hai Precision Industry, uno dei principali produttori di elettronica taiwanese, noto anche a Foxconn. Si tratta di un percorso orizzontale, diverso da quello che fanno oggi le case automobilistiche tradizionali impegnate verticalmente nell'intero processo, dalla progettazione alla produzione.
Questa è una strada che è già stata imboccata dal settore automobilistico cinese. Baidu, la maggior azienda cinese dei motori di ricerca, ha infatti siglato un accordo con la holding Zhejiang Geely per una collaborazione strategica orientata alla produzione di auto elettriche. Un altro esempio di percorso orizzontale è inoltre quello che fa riferimento a Didi Chuxing che si è “impossessata” di un veicolo elettrico sviluppato per il suo servizio, lo scorso novembre. Didi è la più grande piattaforma cinese di ride-hailing (servizio di taxi via cell), utilizzata da 550 milioni di persone in tutto il mondo e che mira a mettere in uso 1 milione di questi veicoli elettrici, entro il 2025. Sarà invece BYD Auto, costruttore cinese di veicoli elettrici, a produrli per Didi, con marchio Didi.
Sono diversi i candidati che ora potrebbero essere pronti a produrre l’Apple car. Si parla della canadese Magna International, un’azienda leader nella produzione di parti di ricambio, ma sembrerebbe non mancare neanche l’interesse da parte di alcuni costruttori “tradizionali”.
La coreana Hyundai Motor, ad esempio, ha ammesso questo mese di aver avviato i primi colloqui con Apple su questo tema. Se ci dovesse essere una prospettiva di grossi volumi, questo fatto consentirebbe probabilmente a Hyundai di aumentare il tasso di utilizzo della sua capacità produttiva e di rafforzare i profitti. Allo stesso modo BYD, ha deciso di produrre veicoli elettrici per conto di Didi perché si aspetta di aumentare i suoi profitti incrementando la produzione, ha detto un analista del settore automobilistico.
È chiaro che l’affermarsi di questo modello di business metterebbe a repentaglio l’immagine di leadership delle case automobilistiche ai vertici del settore. Il rischio che avvertono è quello che potrebbero "diventare subappaltatori di Apple e perdere la loro originalità", ha sottolineato un dirigente di una casa automobilistica giapponese.
Quest’ultima affermazione genera quindi il dubbio se i gruppi giapponesi siano o meno preparati e strutturati per un cambio di rotta come quello fatto dalle aziende asiatiche che si stanno muovendo nel tentativo di capitalizzare sul progetto Apple Car, con il conseguente rischio di perdere l’iniziativa a favore delle rivali cinesi e sudcoreane, come nel caso degli smartphone e dell’elettronica di consumo.
Sono diversi i candidati che ora potrebbero essere pronti a produrre l’Apple car. Si parla della canadese Magna International, un’azienda leader nella produzione di parti di ricambio, ma sembrerebbe non mancare neanche l’interesse da parte di alcuni costruttori “tradizionali”.
La coreana Hyundai Motor, ad esempio, ha ammesso questo mese di aver avviato i primi colloqui con Apple su questo tema. Se ci dovesse essere una prospettiva di grossi volumi, questo fatto consentirebbe probabilmente a Hyundai di aumentare il tasso di utilizzo della sua capacità produttiva e di rafforzare i profitti. Allo stesso modo BYD, ha deciso di produrre veicoli elettrici per conto di Didi perché si aspetta di aumentare i suoi profitti incrementando la produzione, ha detto un analista del settore automobilistico.
È chiaro che l’affermarsi di questo modello di business metterebbe a repentaglio l’immagine di leadership delle case automobilistiche ai vertici del settore. Il rischio che avvertono è quello che potrebbero "diventare subappaltatori di Apple e perdere la loro originalità", ha sottolineato un dirigente di una casa automobilistica giapponese.
Quest’ultima affermazione genera quindi il dubbio se i gruppi giapponesi siano o meno preparati e strutturati per un cambio di rotta come quello fatto dalle aziende asiatiche che si stanno muovendo nel tentativo di capitalizzare sul progetto Apple Car, con il conseguente rischio di perdere l’iniziativa a favore delle rivali cinesi e sudcoreane, come nel caso degli smartphone e dell’elettronica di consumo.