giovedì 8 maggio 2014

L'auto elettrica cresce ma non decolla

Lo scorso anno le vendite globali di veicoli elettrici hanno superato quota 200.000 unità, quasi il doppio del dato fatto registrare nel 2012, ma ben al di sotto del tasso di crescita necessario per raggiungere  l'obiettivo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, individuato in 20 milioni di veicoli circolanti sulle strade del mondo entro il 2020. Le vendite di auto elettriche non decollano. Facilitazioni ed agevolazioni fiscali non riescono a convincere gli automobilisti a preferire l’auto
elettrica a batterie rispetto a quella con il tradizionale motore a combustione interna.
Lo sviluppo dell’auto elettrica è costato miliardi di Euro  per la ricerca alle Case automobilistiche. Una scelta orientata a favorire una “sostituzione sostenibile” nel lungo termine, dei veicoli alimentati a petrolio. Ma, salvo l’eccezione della Norvegia, i veicoli elettrici costituiscono meno dell'1% delle vendite nei mercati automobilistici più sviluppati. Ci sono ormai diversi esempi che dimostrano chiaramente come la sola leva fiscale non si traduca in reale incentivo all’acquisto dell’auto elettrica. Ad esempio gli “incentivi fiscali” per l’elettrico in paesi come il Regno Unito non riescono a far decollare  le vendite in quanto, come mostrano le ricerche, nei clienti è maggiore la perplessità data dalla mancanza di infrastrutture di ricarica, rispetto ai benefici economici proposti.
Dei 200 milioni di Sterline destinati a pagare un bonus di 5.000 Sterline per ogni nuova auto venduta, solo 32 milioni di Sterline saranno investiti per infrastrutture di ricarica! E allora ci si potrebbe chiedere: come mai la Norvegia rappresenta un’eccezione a questa regola? Di fatto, la Norvegia non rappresenta un’eccezione, ma al contrario conferma la regola.
Mi spiego. All’inizio anche la Norvegia era partita con agevolazioni ed incentivi fiscali. Anche lei senza riuscire a smuovere le vendite. Hanno studiato il caso ed hanno capito subito quale era il vero nodo da sciogliere. Hanno sospeso gli incentivi ed avviato velocemente la costruzione di un’articolata rete di punti di ricarica che ha naturalmente favorito l’acquisto di auto elettriche. Hanno proseguito nello sviluppo della rete e hanno quindi rilanciato un programma di incentivi fiscali ed agevolazioni che a quel punto hanno realmente fatto decollare il mercato.
In proposito occorre sottolineare il fatto che, nonostante si tratti di un piccolo mercato, l’indicazione  che emerge  da questa esperienza è molto chiara: una capillare rete di punti di ricarica è la “conditio sine qua non” per far partire il business. Ne hanno fatto tesoro subito in Tesla, dove hanno deciso di creare una loro rete di ricarica dedicata,  sulla principale arteria di scorrimento norvegese! Lo ha sottolineato anche il gran capo di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, quando l'anno scorso ha ammesso che le vendite erano di almeno quattro anni in ritardo rispetto agli obiettivi attribuendo la colpa alla lenta attivazione delle infrastrutture di supporto.
Siamo alla solita disquisizione sull’uovo e sulla gallina. Le vendite di auto elettriche non decollano perché mancano le infrastrutture e le infrastrutture non si creano perché non ci sono sufficienti auto elettriche! Il modello di business che separa i provider di energia da quelli  della mobilità palesemente non funziona. Le indicazioni per cambiarlo ci sono tutte ed ora tocca agli attori del sistema definire le nuove regole del gioco. 
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